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      Tra le due estremità deve trovarsi una strada di mezzo. Io non ce la so vedere; ma il sangue mi bolle allorchè penso un soldato figliuolo del popolo possa riuscire, per disciplina, parricida e stromento di servitù nelle mani del tiranno o del traditore.
      Veramente, dinanzi alla legge suprema di conservare la libertà, credo ancora io che la disciplina taccia; allora qualche cosa che sta sopra alla disciplina delle milizie approva la ribellione, anzi la persuade; voglio dire la patria e Dio. Però triste indagini paionmi queste. Di che temiamo noi? Noi abbiamo signori animosi, capitani provati.
      E Malatesta?... - Ma via porgetemi il boccale, ch'io voglio bagnarmi la bocca. Ho parlato tanto! e forse, e senza forse, folli parole, - peccato della vecchiezza.
      - Qui bevve e riponendo il boccale sulla tavola, continuò: "Vedete, l'uomo si assomiglia al boccale pieno di vino. Il tempo ogni anno vi beve un sorso lungo, sicchè in fondo ci rimane il peggio: colla età cascano i capelli e il giudizio. Viva la gioventù, forte, audace, fidente... Io stasera, invece di concitarvi con belle storie di guerra, vi attristava con torbide fantasie di vecchio gufo. - Ve ne domando nuovamente perdono: io me lo concedo tanto più di leggieri in quanto che penso il vostro cuore per parole non crescere nè diminuire. - Animo! su, compagni! non è la prima volta che gl'imperatori videro le nostre mura. - Le videro, non le espugnarono. Non dico vero, Ludovico? Messere vostro padre deve pure averlo scritto nelle sue storie.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Dio Malatesta Ludovico