O padre mio! Dov'è mio padre?
E chiuse gli occhi di nuovo. Di lì in breve riaprendoli, gli fissa nella faccia di Lupo, e prendendone terrore, a braccia aperte si ripara al seno di Vico esclamando: "Salvatemi, in nome di Maria santissima, da quel ceffo di fiera... difendetemi da quell'empio ladrone... uccidetelo, o uccidetemi..."
Per la testa di San Giovambattista!
proruppe Lupo, "valeva il pregio davvero che io mi prendessi tanto impaccio di scioglierle la lingua a cotesta calandra! Che ci ho a fare io, se gli anni mi hanno mutato in bianco quello che un giorno ebbi nero, e il sole ha mutato in nero quello che dalla natura sortii bianco? Se le ferite mi hanno cincischiato il viso, ciò è avvenuto perchè, tranne una volta... una volta sola..., non voltai mai le spalle al nemico. Ed io vo' che sappiate, fanciulla mia, tornare a maggiore infamia pel soldato gli sfregi alle spalle che non si vedono che gli altri visibili sopra la faccia. - Nè sempre apparvi quale comparisco adesso; - e qualche occhio di donna pianse alle mie partenze, e qualche labbro sorrise ai miei ritorni. Ma ci corrono anni da questi a quei tempi! - Però non dubitava di avere ceffo da mettere paura, - da masnadiere, - da ladrone. Voi, fanciulla mia, avete scambiato il sorbo per noce. - Io sono Lupo bombardiere agli stipendi della Repubblica di Fiorenza... onesto e dabbene quanto può esserlo qualunque altro bombardiere in questo mondo e in quell'altro."
Ludovico sosteneva quel caro peso; fremeva, godeva e taceva; un'arcana voluttà gl'investiva le membra.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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