Ben ho padre e amatissimo. - Almeno lo aveva un'ora fa; - ora poi non so più s'io lo abbia. - Deh! se lo sapete, insegnatemelo, siatemi pietosi, rendetemelo. Non conosco altro che lui nel mondo: - che cosa dovrei fare sola, orfana, abbandonata a me stessa? - Adesso poi che madonna Lucrezia è morta. - Oh! le sventure vengono sempre e troppo accompagnate. - Non credete forse che madonna Lucrezia sia morta?... Io stessa l'ho veduta, invocato il nome santo di Dio, precipitarsi a capo rivolto nell'Arno. Oh quanto era gran dolore non poterla soccorrere! e, potendo, non avrebbe mica voluto, perchè ella si uccideva per fuggire vergogna. - Io stesso per lungo tempo l'ho cercata lungo le sponde invano; e dopo trovai mio padre che sedeva sui tegoli inceneriti di casa... e corsi e corsi veloce, cosicchè le stelle del firmamento mi parevano un nastro lungo lungo di luce; - e ora l'ho perduto da capo... Signori, abbiate pietà dell'orfana; riconducetemi da mio padre... O padre mio...
In questa le guardie della milizia fiorentina tornarono; e chi sorridendo, quale imprecando, depositano le armi: se non che, vista la desolazione della fanciulla, si acquetarono tutti, ed uno di loro soltanto raccontò: causa del trambusto una squadra di cavalleggeri uscita a foraggiare, che tornando carica di preda aveva trovato la porta ingombra di gente del contado, di carra, di somieri e di masserizie, con le quali fuggendo riparavano alla città; che, non essendo riuscita, ad ottenere per amore si slargassero per lasciarla passare, si era cacciata di forza tra quel cumulo di uomini, di bestie e di cose, sicchè sbarattandolo e rovesciandolo era passata di galoppo tra mezzo.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Lucrezia Lucrezia Dio Arno
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