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      Precipito il racconto: albergammo in casa amica; ci ristorammo della fame e del disagio; e poi, così volle mio padre, saliti sopra poderoso cavallo, per lungo circuito, correndo a precipizio, ci riducemmo a Fiorenza. - Forse dieci miglia discosto incontrammo un convoglio di carra e di gente che abbandonavano il contado: infranta nella persona, desiderai adagiarmi sopra un carro pieno di strame e di leggieri me lo concessero i villani dabbene; qui presi sonno; mi risvegliai precipitando e caddi tra voi. - Ed ora mio padre dov'è? E perchè tarda? Qualche fiera avventura gli accadde, e voi me la celate pietosi. O padre mio!..."
      Una voce lontana penetrò nel corpo di guardia, che chiamava:
      Lena! Annalena!
      Silenzio!
      Lena!
      Ah! padre, padre, padre!...
      E tutti uscirono dalla porta a gola spiegata gridando:
      Qua. - Da questa parte. - Venite oltre. - Qui è vostra figlia.
      Cessa la voce, - s'intendono passi precipitati; arriva un vecchio ansante, si slancia con giovanile leggierezza fra le braccia della vergine, - ella di lui; e piangendo, mormorando parole slegate, alternando baci e carezze, godono piena la gioia umana, - la cessazione del dolore!
      Alcuno dei circostanti piegava altrove il volto, vergognando mostrarlo lacrimoso; Lupo rideva, non capiva in sè dalla contentezza.
      Poichè si furono alquanto rimesse quelle calde dimostranze di affetto. il vecchio con labbra ridenti e cuore devoto rendeva mercede agli ospiti della figlia.
      Oh!
      rispondeva Lupo, "qui non ci capiscono grazie; noi non abbiamo fatto altro che dirle buone parole.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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