Quando avveniva un caso grave di pace o di guerra, in Fiorenza era costume del governo di chiamare a consulta, che dicevano Pratica, oltre i magistrati, certa copia di cittadini autorevoli a fine di ricercarli della loro opinione intorno ai privati pareri. Il quale abuso biasima meritamente l'istorico Iacopo Nardi, come quello che partoriva pessimi effetti; primo, perchè, non potendo adunare tutti i cittadini che invero erano o si reputavano autorevoli, gli esclusi si rimanevano scontenti e queruli; poi quelli che sapevano, secondo la consuetudine, avere ad esser chiamati, poco pregiavano i pubblici uffici e sè non esentavano con danno della repubblica; finalmente, i condottieri e i principi, ai quali bisognava negoziare con Fiorenza, riconoscevano questi concittadini come perpetuo magistrato, e così il governo veniva a perdere di reputazione. Siffatta costumanza cominciò dal tempo delle civili discordie tra guelfi e ghibellini, bianchi e neri, nel quale avveniva che i principali della fazione fuoruscita, tornati vittoriosi a casa, volessero ingerirsi nelle consulte, trattandosi della salute propria e della parte. E quantunque nel secolo della nostra storia cotesta necessità fosse cessata, pur tuttavia continuava il costume; tale essendo la natura delle abitudini, buone o triste elle sieno, quando una volta si lasciano invecchiare nella mente dei popoli.
Il caso era grave davvero, perchè si trattava se dovesse Fiorenza accordare co' patti dettati dal Papa, o se piuttosto, rotti gli accordi, mettersi alla ventura delle armi.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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