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      Quando comparve la Signoria ogni uomo si tacque e si affrettò ad occupare il posto conveniente alla dignità di ciascheduno. I magistrati si posero sulla ringhiera, il popolo per le panche, il gonfaloniere con la Signoria sopra il suo seggio.
      Appena seduti e ricambiato il salutare, i tavolaccini apersero l'ultima porta della sala a mano sinistra del gonfaloniere, ed uno di loro gridò:
      I magnifici ambasciatori.
      E subito dopo furono veduti entrare Iacopo Guicciardini, Andremo Niccolini e Luigi Soderini, mesti in sembiante e in gramaglia, cosicchè a molti quella improvvisa comparsa era segno di augurio sinistro. Fattisi presso al seggio dei signori, con molta solennità gli ossequiarono, aspettando per favellare che ne fosse loro trasmesso il comando.
      Quando partiste
      , cominciò il gonfaloniere, "da Fiorenza, eravate quattro. Donde avviene che siete scemati? Dov'è messer Niccolò Capponi? Quale cura lo trattiene adesso?"
      Nissuna: - anzi egli adesso va sciolto da tutte, rispose Iacopo Guicciardini. - In Castelnuovo di Garfagnana spirò la sua dabbene anima, invocando la patria e con preghiere caldissime raccomandandola.
      Lorenzo Segni, che per avere condotta a moglie la Ginevra, figliuola di Piero Capponi, era cognato di Niccolò, udendo l'acerba novella, forte si percosse la fronte ed esclamò:
      Ahimè! perdemmo il migliore cittadino di Fiorenza.
      Lionardo Bartolini, soprannominato il Leo (il quale era uno dei Sedici; e patteggiando per la setta degli Arrabbiati, non si scompagnava mai da Bernardo, Lorenzo, Giovambattista, Dante ed altri della famiglia Castigliona; da Battista del Bene, detto il Bogia, Giovanni degli Adimari chiamato Zocone, Giovanni Rignadori, per soprannome Sorgnone, ed altri della medesima setta), mal comportando la lode smodata ad uomo, che sempre avevano ripreso mentre viveva, rispose ad alta voce:


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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