Ma loro io non incolpo; - ai nemici non bisogna chiedere nulla: ben io mi dolgo e in pieno consiglio ricordo, affinchč i padri insegnino ai figli, i figli ai nipoti, ad abborrire eternamente i nomi dei cardinali Ridolfi, Salviati e Gaddi, fiorentini tutti, alla patria spietati, solo di sč curanti, nč a fame nč a lacrime e nč a disperazione credenti, purchč la mensa abbiano di vivande preziose imbandita e ascoltino i motteggi dei loro buffoni(126) o i suoni dei musici. Dalle istanze supplichevoli, dagli umili scongiuri che cosa acquistammo noi? Stolti conforti, come la gente chiericuta costuma di rassegnarci ai divini voleri, quasi Cristo predicatore alle turbe della libertā potesse mai volere schiavi i suoi figliuoli! - Ma qual bestemmia mi usciva di bocca? Io ti domando perdono, Gesų crocifisso, signore e padre della Fiorentina Repubblica. Tu nulla hai di comune con i preti di Roma; quando te invocano, quando te rammentono, certo col tuo stesso nome vogliono significare qualche altro Dio. Tu versasti il tuo sangue prezioso per la salute degli uomini, - i preti hanno raccolto quel sangue e lo hanno ministrato ai popoli misto di veleno..."
E proseguiva con inestimabile dolcezza di quanti Piagnoni si trovavano nella sala, i quali, ricordando il fiero piglio di frate Girolamo e quel suo ardente predicare, giā cominciavano a singhiozzare sommessi, ed era da temersi che all'improvviso cadendo in ginocchio non prorompessero nelle voci di viva Cristo, e cantassero in coro la strana canzone del Benivieni:
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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