lagellum renovabitur et prosperabit; - sicchè lo lasciava edificato delle dottrine e santità sue: se invece gli occorreva un Pallesco, così alla sfuggita gli Mostrava l'arme e poi, toccato il cuore, gli occhi levava al cielo e se ne andava sospirando. Se l'astio lo rodeva contro una qualche persona, egli cominciava a celebrarla: tentato il terreno, se lo trovava arrendevole, sgorgava il veleno a bocca di barile; se incerto, lo circondava, lo stringeva, con proposte continue di fede e d'amore si onestava, sicchè lo rimandava convinto; nè bastava dichiararsi contrario alle tristizie sue, imperciocchè così lene lene con la sua lingua di vipera egli blandiva e tanto sottilmente il tossico v'insinuava che pur giungeva cacciargli il sospetto nell'anima. Penetrava nelle famiglie, come il tarlo: alacre in procacciarsi donazioni e legati; fiutatore dei cadaveri solenne meglio dei corvi, e' si teneva seduto accanto il letto del moribondo non altrimenti che l'avaro sopra lo scrigno: lo spirito vacillante gli arroncigliava, nè alcuno sperasse levarglielo di sotto tranne la morte: chi lo conosceva sotto la pelle, lo affermava entusiasta della misericordia pei morti, spietato poi per la misericordia dei vivi. È fama che, essendo spirato il suo zio paterno ab intestato, egli non consentisse abbandonare la stanza mortuaria per paura che espilassero dalla eredità i pochi panni del defunto; sicchè, gittato il cadavere giù dal letto, vi si ponesse egli a dormire dicendo: buona ventura abbiamo stassera; acquistiamo robe e risparmiamo il fuoco per iscaldarci i lenzuoli.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Pallesco Mostrava
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