Il Carduccio, il quale era rimasto in piedi con immensa ansietà finchè il numero dei votanti rendeva incerte il consiglio della Pratica, appena conobbe decisa la guerra, lasciò andarsi abbandonato sul seggio, quasi da giubilo che non aveva ardito sperare.
E riprendendo forza, terminati i voti, si levò in sembiante ardito e con voce più ferma che mai favellava:
E guerra sia! Questa volevamo, questa con preghiere ardentissime dal cielo supplicavamo. Ma con gli animi pronti abbiate, o cittadini, pronte le sostanze e la vita. Se la Signoria non ricorse a violenti partiti, ciò non fece perchè la mano le tremasse o l'animo, no certo; sibbene perchè, sentendosi forte, non teme ingiuria da nemici interni: ciò fece ancora per mostrare al mondo che questo nostro stato presente aborre da rimedi estremi nelle strettezze nelle quali si trova, ed in cui spedienti siffatti non solo si scusano, ma si commendano e approvano. Ognuno conosca dal governo del tempo infelice con quanta giustizia la Repubblica sarà per procedere in tempi quieti. Però, cittadini, ora bisogna che dimostriate intera la carità vostra verso la patria. A noi non mancano milizie sì forestiere che nostre: a noi non mancano munizioni da guerra, - di vettovaglia non patiamo difetto; - solo il danaro scarseggia. A che vale la provvisione di vendere i beni delle arti, se nessuno si presenta a comperarli? Il gonfaloniere dell'Unicorno propone che, come vendemmo la terza parte dei beni ecclesiastici, così noi li vendiamo interi: - e a cui noi dovremo venderli?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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