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      - A dirvi il vero, finchè lo lessi su i libri non vi compresi nulla neppur io; poi trovai la maniera, ed è questa. - Il pellegrino che visita la mia bella Firenze, se lo punge vaghezza di conoscere addentro le cose ch'io narro povero novelliere, sappia trovarsi, non ricordato dalle Guide, dagli Osservatori e libri altri cotali, nel palagio della Signoria un quadro a fresco rappresentante l'assedio di Firenze; - dov'egli lo cerchi, gli occorrerà nelle stanze che chiamano quartiere di Leone X posto a mezzogiorno della sala del Savonarola, e quivi pure ammirerà, se ne ha voglia, un quadro importantissimo al subietto del quale discorso, voglio dire Clemente VII e Carlo V convenuti di amichevole parlamento; esaminato il quadro, si rechi il passeggero su al poggio San Miniato e ascenda il campanile, il quale pur tuttavia conserva le traccie delle palle balestrate contro di lui nell'assedio. Badi però di andarvi su la mattina, che a vespro non consentirebbe il guardiano ad aprirgli la torre, imperciocchè a quell'ora vi sieno rientrati i colombi di monsignore arcivescovo, ai quali, non che il suono delle bombarde, giungerebbe insopportabile l'aspetto comunque pacifico del pellegrino; e allora, rotto il sonno, prorompendo dalle aperture, andrebbero dispersi per la campagna e forse, ahi! tolga Dio tanto danno, ghermiti da mani profane sazierebbe le voglie di palato plebeo. - Così è: cotesto campanile glorioso, il quale difeso da Michelangiolo e da Lupo bombardiere sostenne per tre giorni il fulminare di quattro grossi cannoni dell'esercito imperiale, quel campanile che resse agli urti, sicchè tuttavia si mantiene in testimonio di un tempo che desideriamo molto, speriamo poco vedere rinnovato, adesso è fatto stanza di colombi, che aspettano costà dentro la degnazione di essere acconciamente arrostiti pel pranzo di monsignore arcivescovo, che Dio tenga nella sua santa guardia.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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