- Lo fissai con occhi esterrefatti e
immaginando la sua apparizione errore della fantasia: - Partite, risposi volgendo il fianco sopra l'altro lato, chè io non posso andare standomi in colloquio colla morte. - Ma egli si dimostrò cosa reale e parole mi disse per le quali sentendomi all'improvviso pieno di vita, mi gettai giù dal letto e gli tenni dietro. Mio padre vinto dalla stanchezza dormiva... nè io pensai a svegliarlo e per suo conforto avvertirlo; non mi venne neppure in pensiero quale e quanta sarebbe stata la disperazione del vecchio destandosi e non vedendomi più, inconsapevole di quello fosse accaduto di me... tanto è demonio l'amore! - Arrivato all'aria aperta, mancarono al desiderio le forze; e sarei caduto, se lo straniero non mi avesse sorretto e accomodato in groppa al suo cavallo. Con misteriosa diligenza giunti sul canto di Via dei Pescioni, consegna il cavallo a un famiglio quivi appostato e sorreggendomi mi conduce verso il palazzo della mia donna. Ben mi cadde in pensiero il tradimento, ma non lo temei, tanto, peggio di vivere non poteva accadermi: fu aperto un usciuolo, mi trassero silenziosamente per diverse sale e poi mi deposero dentro una cameretta: vidi un piccolo altare, sentii odore d'incenso, l'aere calda, indizii manifesti che il Viatico si era soffermato là dentro, e presso l'altare sopra un letto mi occorse giacente la donna mia, calate le palpebre, le labbra bianche e la pelle del colore di cera, come persona prossima al transito; - sentii uno stringimento di cuore e caddi privo di conoscenza, lieto pensando di toccare l'estremo momento della mia vita.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Pescioni Viatico
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