La tua stirpe è gentile, i tuoi costumi onesti: una sola cosa mi offende in te, e non è tua colpa, voglio dire il difetto dei beni di fortuna, ciò mi trattenne fin qui dal consentire che tu tolga in moglie la mia figliuola Maria: tu saprai un giorno quanto piaccia al cuore del padre allogare i figliuoli in famiglie più potenti della sua e quanto all'opposto rincresca scemare; però siete giovani entrambi, che tu non mi sembri toccare il diciottesimo anno, e la fanciulla appena ne conta quindici: la fortuna, come donna, ama i giovani; viviamo in tempi nei quali riesce di leggieri, a cui vuole davvero, metter insieme danari; sopra tutte le parti del mondo vedo prosperare i nostri mercadanti in Ispagna, fuori di misura doviziosa per l'oro che a lei mandano le Indie non ha guari scoperte. Io ti prometto la figlia: fidanzatevi, ve lo concedo: poi su questa croce giurami che te ne andrai a procacciare tua ventura in Ispagna per tornare presto a condurre donna e statuire famiglia con lo splendore conveniente alla stirpe donde esci e a quella a cui la tua moglie appartiene. - Promisi e con pieno cuore; - qual cosa non avrei io promesso? Restituito alla vita, rigoglioso di giovanezza, felice per potere consumare i miei giorni al fianco della donna amata e dirle: - Io ti amo, e sentirla rispondere: Ed io pure ti amo; - parole mille volte ripetute e mille volte ascoltate con dolcezza ineffabile... miracolo nuovo di amore! - Ebbro del presente, dimenticai la promessa, che troppo mi occupava l'anima la mia passione per conservare memoria di quello che fu, paura per quello che sarebbe stato.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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