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      .. Cristo, che sostenesti san Pietro sul mare, sostieni anche me povera madre! Affogo.... affogo.... - E qui si rotolava sul pavimento continuando a cacciare urli disperati, ma indistinti a guisa di singulti. - Dall'altra parte era rinchiuso un giovanetto diventato pazzo per amore; - la giovane anima sua, comparsa appena su l'emisfero della vita, si ottenebrava, ed egli ora forniva il suo corso mortale ricinto di nebbia, siccome sole nei giorni incresciosi dell'inverno; la morte aveva dopo di lui baciato le labbra alla sua donna, e il giorno appresso trovò il verme là dove poche ore innanzi aveva libato il profumo dell'amore. Nel giorno, il misero taceva; verso sera cominciava a preludiare una canzone; caduta la notte, cantava con armonia mesta, arcana, per così dire pregna degli effluvii della sua vita, perchè invero la commozione che pativa cantando lo consumava, e di giorno in giorno, secondo quello che si racconta del cigno, più dolcemente cantava e più si approssimava a morire; tutte le canzoni compiva col verso:
     
      Luce degli occhi miei, chi mi ti asconde?
     
      E quando la voce stanca gli rifiutava l'ufficio consueto, piangeva forte, sempre chiamando Selvaggia, e si raccomandava di ottenergli dal cielo pronta la morte, perchè egli si sarebbe ucciso; ma avendo inteso che i violenti contra sè stessi vanno dannati, non si attentava, sapendo troppo bene lei essere nel cielo; e s'egli voleva adorarla costà, gli bisognava invocare, non darsi la morte... Felice lui! Una notte cessò il canto e la vita.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Cristo Pietro Selvaggia