NOTA
Anco secondario il predetto Cola ammoniò i rettori e 'l popolo a lo ben fare per una similitudine la quale fece pignere nel palazzo di Campidoglio nanti 'l mercato, ne lo parete fuora, sopra la camera; pinse una similitudine in questa forma. Era pinto un grandissimo mare, le onde orribili e forte turbate; in mezzo a questo mare stava una nave poco meno che soffocata, senza timone, senza vela. In questa nave, la quale per pericolare stava, ci era una femmina vedova, vestita di nero, cinta di cingolo di tristezza, sfessa la gonnella da petto, scapigliati li capelli, come volesse piangere; stava inginocchiata, incrociava le mani piegate al petto per pietade, in forma di pregare che suo pericolo non fosse: lo soprascritto dicea: Questa è Roma. Attorno questa nave, da la parte di sotto nell'acqua, stavano quattro navi affondate, le loro vele cadute, rotti li arbori, perduti li timoni. In ciascuna stava una femmina affogata e morta. La prima avea nome Babilonia, la seconda Cartagine, la terza Troia, la quarta Gerusalemme. Lo soprascritto diceva: Queste cittadi per la ingiustizia pericolaro e vennero meno. Una lettera esciva fuora fra queste morte femmine e diceva così:
Sopra ogni signoria fosti in altura,
Ora aspettiamo qua la tua rottura.
Dal lato manco stavano due isole. In una isoletta stava una femmina che sedea vergognosa, e diceva la lettera: Questa è Italia; favellava questa e diceva così:
Tollesti la balía ad ogni terra,
E sola me tenesti per sorella.
Nell'altra isola stavano quattro femmine colle mani a le gote e a li ginocchi, con atto di molta tristezza, e diceano così:
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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