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      Ciò fatto, chiama il compagno e lo invita a entrare nello spazio determinato dalla riga; - il compagno entra e comincia a tremare.
      Eh! dico messere Luigi, non vi sarebbe per avventura pericolo di capitare male?
      Silenzio! Od io non vi mallevo delle vostre ossa.
      E, senza più oltre badare a lui, si cinge intorno agli occhi una benda, - si prostra, - si rialza e si volge ai quattro lati della terra; allora prende a recitare con empio e, forse direi meglio, stolto miscuglio di sacro e di profano, orazioni alla Trinità, alla Madonna, agli spiriti che vanno pel mondo quando la notte è nera, e il cielo minaccia burrasca; e sovente ricorrevano nei suoi scongiuri l'abracadabra, il tetragammaton, il pentagrammaton, e parole altre cotali da cacciare il ribrezzo della febbre quartana addosso ai meglio animosi.
      O messere Luigi, diceva l'altro in suono piangoloso, non vi venisse mica la fantasia di far comparire il demonio...
      Silenzio! Qui non entrano per nulla gli spiriti maligni, - non vedrete nulla, o vedrete soltanto spiriti mediossumi, ombre di gente che fu; - tenete fermo il cero, - raccoglietevi, perocchè il mistero sta per operarsi.
      E ciò discorso, continua infiammandosi di mano in mano nei detti e nei gesti, sicchè in breve spumava dalla bocca enfiata e si scontorceva nella persona a modo di maniaco; all'improvviso caccia un terribile grido:
      Eccolo! eccolo!
      Chi ecco?
      risponde spaventato il suo compagno; - e preso da forte tremito lascia cadersi il cereo di mano, il quale percotendo a terra si spenge.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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