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      La lampada arse sotto lo staio, non iscintillò gloriosa sul candelabro. - Consumati forse dal proprio fuoco si spensero. - Ed ora che le sorti della patria apparecchiano eventi a manifestare la virtù che l'uomo ebbe in parte dai cieli... ora giacciono polvere; le generazioni mancano ai tempi, più spesso i tempi mancarono alle generazioni. - Voi siete affatto morti; la speranza o il terrore immagina prolungamento di vita oltre i sepolcri... pure se impreco pietoso alle vostre ossa pace, o scellerato le maledico, voi vi restate ineccitabili sotto le vostre lapide di marmo: - s'io gettassi sopra i vostri cadaveri il corpo di un amico o di un nemico, nè vi movereste per abbracciare il primo, nè vi scostereste dal secondo... O creatore! la mia bocca non conosce la bestemmia, e nondimeno io qui ente mortale tra i morti oso levare la faccia e dirti che non sempre hai tu fatto del bene; - e se come il pensiero potessi lanciarti contro le braccia, domanderei ragione del tuo male. - Da quando io prima apersi gli occhi consapevoli li tenni fermi al cielo per vagheggiare la stella della speranza e sentii nel mio cuore l'ardimento delle cose magnanime;... però talvolta mi si nasconde la stella, e allora sconfortato a mezzo cammino mi abbandono. Ah! Creatore, - dipartirsi dai cieli, stendere la mano onnipotente a raccogliere dalla terra un pugno di cenere, animarla onde soffrisse la stretta delle tue dita e l'angoscia della caduta per balestrarla un tratto di anni lontana a tornare cenere sulla medesima terra.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163