Manca la pecunia perchè nascosta nelle viscere della terra, e il governo mal può adoperare gli argomenti usati dai principi per farla ricomparire. - Mi turba il sonno lo scaltrito Baglioni, non mi assicura il Colonna, vedo gli altri capitani discordi tra loro. A noi abbisognano per vincere esterni sussidii, sieno pur pochi, sieno misteriosi, anzi giova che sieno; tanto varrà perchè la parte del Cappone, dubbiosa e tremante, sospetti noi non sostenere soli la prova; - se malgrado le mostre diverse ella potesse mai credere che molti potenti aiutano copertamente Fiorenza, questo le scemerebbe l'ardire. Allora vorrà farsi merito di quello che teme non potere ovviare; il danaro che ormai non possiamo più avere per leggi, conseguiremo per via di doni, d'imprestiti, per sovvenzioni spontanee; - conviene ravvivare il credito dello stato presente. Due soli governi in Italia, se l'antica prudenza da loro non si scompagna, hanno l'obbligo d'aiutarci, il duca di Ferrara e i Viniziani; il rimanente paese divorò la fortuna di Cesare: - il papa acciecato da ira strinse lega col suo implacabile nemico; - egli pensa tenere la sua nella destra di Carlo in segno di amicizia; questi invece glie la stringe imprigionata e gli sorride in volto. Il regno cadde in potestà dell'imperatore, il ducato di Milano sta per caderci, il Doria strascina Genova come un'ancella dietro il carro della sua fortuna; tralascio gli altri; e fermo le mie speranze sopra Alfonso di Ferrara e Andrea Gritti di Venezia.
Datemi incarico di ambasciatore, e corro in poste fin là: ambedue mille volte mi si dissero amici; che cosa significhi amicizia dei grandi veramente non so, lo proveremo adesso.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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