- rinnova l'acqua e colloca il vaso al suo posto; - la lampada prossima ad estinguersi è riempita di olio, il domestico altare assettato.
Le diverse bisogne compiute, Annalena si prostra e prega: "Vergine santissima, il primo pensiero della mia anima risvegliandomi era tuo... ora... non più... ma tu vorrai perdonarmi... non ti ho supplicato che tu m'ispirassi per conoscere se mal facevo ad amare un ente mortale, come amo te?... e l'angiolo custode da parte tua non mi ha dissuaso, anzi egli mi parve mi confortasse ad amarlo. Madre di Dio, ti raccomando il mio povero padre; - la mia genitrice già da gran tempo al tuo fianco non abbisogna delle mie preghiere; - e poichè così piace al cielo, non meno ti raccomando il mio diletto..." Qui fissa contemplando la immagine, le parve che dal vetro dentro il quale stava custodita mandasse un baleno: volse la faccia, e...
Vico Machiavelli, splendido in vista quanto l'arcangiolo Michele, cinto di forbita armatura, le comparve alle spalle; le lucide armi riflettendo nel vetro lo avevano fatto coruscare del baleno che offese la vergine.
Annalena balza in piedi e presta più della gazzella si ricovra all'altra estremità della stanza.
Vico con occhi dimessi cominciò:
Annalena, vi domando perdono; credeva ritrovare qui vostro padre e intendeva menarlo meco alla rassegna della milizia. Dio vi mandi il buon giorno...
E volgeva la persona in atto di andarsene. La vergine sempre nel suo ricovero con ambe le mani si fregava gli occhi, timorosa non fosse una illusione.
| |
L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
|
|
Annalena Dio Machiavelli Michele
|