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      .."
      Ebbro di amore Vico le stende le braccia e,
      Sorgi
      , esclama, "sorgi; in questo modo atteggiata appena dovresti presentarti al cospetto della Divinità."
      E tu, Vico, sei la mia Divinità...
      Or dunque mi ami?...
      E la solleva esultante."
      Se amore significa sentire la vita soltanto quando io ti veggo ed essere dolente quando mi stai lontano e pregare il cielo che ti conservi; se amore significa fiamma ardente che mi scorre dal capo alle piante allorchè mi comparisci davanti, se udirti in ogni suono.., se in ogni oggetto vederti, se... se... questo significa amore, sopra tutte le cose io t'amo.
      Mi ami?
      Oh! tanto!... oh! tanto!...
      E palma percoteva a palma.
      Or dunque vieni, prostrati qui davanti la immagine della Vergine; ecco mi prostro anch'io; giurami che tu sarai mia donna.
      Lo giuro.
      E che fuggirai gli sponsali di qualsivoglia altro uomo.
      Lo giuro.
      E che, morendo io, ti renderai monaca e finchè ti duri la vita continuerai a ripararti nel chiostro.
      Questo non giuro io.
      Perchè nol giuri?
      Perchè la morte mi scioglierà subito dai penosi legami; e per la striscia luminosa che lascerà nel firmamento la tua anima al cielo volando ti seguirà la mia, fedele ancella nella morte, siccome ti fui nella vita.
      Dio onnipotente, gran mercè!
      esclama Vico, premendo con ambe le sue le mani della donzella: "qual merito avevo io mai onde tu mi compartissi tanta contentezza?"
      Ludovico Machiavelli alla rassegna!
      Si udì gridare una voce forte e unito alla voce un percuotere raddoppiato all'uscio di strada.
      Ah! Il capitano Ferruccio


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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