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Padre Benedetto, cessate, io non sono un santo.
Almeno sii uomo, ricórdati del buon Marzucco che baciò la mano all'uccisore del suo figlio; - la Chiesa non lo ha ancora canonizzato per santo(162).
Ahimè! vi prego, sgombratemi il passo... in verità non posso.
Oh! che sì che il potrai, figliuol mio; e se i consigli e gli esempi non ti commuovono, lásciati piegare dal pianto: ecco, vedi, io mi ti prostro davanti e ti supplico col capo nella polvere, se tu perdoni, io bene mi sarò genuflesso, perocchè la creatura perdonando assomiglia a Dio; se ti ostini nel rifiuto, tu mi lasci il rimorso d'essermi inchinato al demonio.
Ma che vi ho fatto io onde mi vogliate il più svergognato cavaliero che abbia mai cinto spada? Oh! questo è dolore. Voi mi desiderate morto, ebbene seppellitemi, perchè io non consentirei a vivere senza onore; aprite la lapide, precipitatemi giù nell'avello, purchè la voce del perdono sia l'ultima che profferisca la mia bocca mortale.
E Zanobi Buondelmonti, come uomo rifinito dalla fatica, si lasciò cadere seduto sopra il pavimento della chiesa, coperto, siccome correva il costume, dalle lapide dei sepolcri delle inclite famiglie fiorentine.
Come volle fortuna, egli si assise sopra la lapide appartenente ad una delle tante famiglie dei Buondelmonti; ciò era manifesto per l'arme quivi effigiata con pietre di varii colori, la quale faceva croce rossa sul Calvario in campo azzurro e bianco.
Così umiliato Zanobi con ineffabile angoscia percoteva con ambe le mani il marmo esclamando:
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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