Gli accorgimenti e le coperte vieIo seppi tutte...
DANTE.
Molto tempo innanzi che le cose narrate accadessero, Malatesta Baglioni certa notte, dopo avere dato volta ora sopra un fianco ora su l'altro, non trovando riposo, balzò da letto gridando:
Maladetta la notte! - Finchè la luce dura, io sono più forte della mia coscienza e mi riesce a tenermela sotto; quando ella cessa, la coscienza diventa più forte di me e torna a galleggiarmi sul cuore. O notte, io ti detesto, sia che come adesso t'ingombrino tenebre impenetrabili quasi strati di lava, sia che il perfido chiarore della tua luna mi spaventi convertendomi in fantasmi i palazzi e le torri. - Quanto silenzio!
- E si accostando alla finestra, l'apriva. - "Fiorenza, dormi? Tu sei più felice di me... io non trovo riposo. Se il giorno che ci lasciò fosse l'ultimo! Se queste tenebre durassero eterne! L'eroe non vorrebbe commettere le sue opere magnanime senza sole, - forse nè anche i suoi delitti il masnadiero. Dormissero tutti la pace eterna!"
All'erta sto! - urla una scolta; - All'erta sto! risponde un'altra; - All'erta sto!
s'intende ripetere da cento voci a mano a mano digradanti nella lontananza, finchè per troppo spazio vengano affatto a mancare. Tale è l'ufficio delle sentinelle ad ogni quarto d'ora che passa.
Ecco
, riprende il Baglioni, - "così gli anni si chiamano passando; - così dopo la vita succede la fama, - dopo la fama nulla; noi siamo l'eco dell'eco, - ombre di sogno. E allora perchè travagliarci tanto? Non ti compra mica la infamia una eternità di piacere, - anzi nè manco una scintilla di luce, - e nè un alito di fumo, ed ogni cosa finisce.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Malatesta Baglioni Baglioni
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