Ora volle fortuna che, mentre ei si chinava a giurare, gli uscissero dalla tasca, dove le aveva riposte, la borsa e la lettera di papa Clemente. Dove siffatta lettera fosse stata spedita in forma di breve, toccava Malatesta l'ultimo istante di vita: - fu sua ventura somma che non vi avessero apposto il suggello del pescatore, o segno altro qualunque il quale dichiarasse la sua origine. Dante da Castiglione, che gli stava vicino, raccolse la lettera e la borsa, e tentato Malatesta nel braccio, gli parlò sommesso:
Capitano generale, vi è caduto roba di tasca.
Qual roba?
Una carta e una borsa.
Una carta! Ah! la lettera!
- E tinto del pallore della morte, - "Spero, proseguiva, o messere, che vorrete rispettare il segreto di un foglio capitatovi per questa via nelle mani."
Cencio, quel suo fedele così corrivo a pungerlo di parole, eragli poi legato per la vita con le opere; senza Cencio, Malatesta non avrebbe impreso tanti avviluppati disegni, o senza fallo vi si smarriva dentro. Cencio poteva chiamarsi l'angiolo custode del delitto; ed ora vedendo lo imbarazzo dei suo signore, lo soccorse piegandosi all'orecchie del Castiglione per susurrargli con arcano:
Egli è concio fino all'osso di male francioso, e pur non si rimane dal mantenere commercio con femmine di ogni maniera.
Quando anche
, risponde il Castiglione al Malatesta toccando con la mano destra la lettera, "ve la mandasse papa Clemente, conosco troppo gli uffici di gentiluomo per prevalermi nel caso... Prendete, capitano generale.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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