.. sangue meno prezioso di quello che vi sparse sopra il Figlio dell'uomo, ma non meno innocente: - poi rovinò e scomparve dietro la base di pietra.
Abbominazione!
gridarono alcuni cittadini inorriditi, "nella terra dove si versa violentemente il sangue dei martiri, la tirannide vive o la libertà si muore...."
Cada dal braccio la mano che percuote colui che Dio ha percosso!
gridarono altri. - Tutti poi si sentirono tocchi da pietà: l'ira riarse nei petti dei fiorentini contemplando il misero così malconcio da braccio straniero; le mani involontarie correvano alle daghe sotto le vesti, - cominciava quel suono cupo precursore delle popolari procelle. Se un qualche animoso avesse rotto l'argine con una parola o con un cenno, cotesto era l'ultimo giorno di Malatesta, e Dio sa quali altri destini si apprestavano a Firenze; la fortuna non volle, ed invece partecipò ardimento al Baglione di spronare il cavallo e cacciarsi avanti; lo seguitarono i compagni con impeto uguale; le ordinanze antecedenti incalzate ripresero il cammino; i popolani vedendosi arrivare quella tempesta addosso sbandaronsi; l'amore della propria conservazione spense la pietà per altrui; fu sturbato il pensiero, tacque il volere; così per un punto il popolo soventi volte riesce la più magnanima o la più turpe delle cose create.
Un cavaliere solo uscì d'ordinanza, e questi fu Vico; - egli non prestava fede alle profezie del Pieruccio, e non pertanto spesso gli ricorrevano alla mente le sue sentenze; quei suoi detti non gli sembravano matti, comechè le sue opere fossero ben folli; non sapeva dire se lo amasse o no, ma nel fondo del cuore sentiva affetto per lui: ond'ei lo avrebbe coperto del suo mantello per non vederlo assiderato dal freddo, avrebbe il proprio pane spartito con esso, gli avrebbe fatto del proprio corpo riparo; - ed ora vederselo così scomparire sanguinoso davanti.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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