Il campo nemico appariva deserto: tranne le scolte, non si mostravano fuori delle tende soldati o capitani; ogni cosa taciturna dintorno. Malatesta, levato in alto il bastone del comando, intimò si procedesse alla sfida degl'imperiali, volendo osservare l'antico costume pratico nella milizia. Di subito quanti accoglieva suonatori la città agli stipendii della Signoria o volontarii cominciarono a muovere incredibile frastuono di trombe, tamburi ed istrumenti altri siffatti; poichè furono rinnuovati tre volte quei fragori marziali, sempre il Baglione ordinando, appiccarono il fuoco a tutte quante le artiglierie così grosse come minute, le quali erano numero inestimabile. All'insolito rovinìo rimbombarono le acque e i colli vicini, la terra si scosse, tremarono le fabbriche; sopra tutte le bombarde tuonò spaventevole la enorme colubrina gittata da Vincenzo Biringucci da Siena, la quale pesava meglio di diciotto migliaia di libbre; l'avevano posta in cima al cavaliere innalzato tra San Giorgio e San Pietro Gattolino, e la chiamavano così per vaghezza l'archibugio di Malatesta(169). Un fumo densissimo ingombrava cielo e terra; e quando prima cominciò a diradarsi, si vide in mezzo scaturire dai fiocchi di nebbia la terribile persona di Lupo che in cima al campanile di San Miniato caricava, scaricava, maneggiava in somma quei pesanti istrumenti di guerra come se fossero altrettante sue braccia di bronzo; per poco che lo spirito di chi lo vedeva si fosse nudrito nella lettura delle antiche leggende, lo avrebbe creduto Briareo, ossivero un demonio posto dalla gran forza delle incantagioni a custodia di un castello fatato.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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