Oltre la vana ostentazione descritta, Malatesta mandò fuori delle porte, al principe d'Orango un trombetto col pegno della battaglia, e il principe, presentatolo magnificamente, gl'impose riferisse: - essere suo costume combattere quando gli tornava comodo, non quando piaceva al nemico; stessero pronti in città, perchè quanto prima le avrebbe dato l'assalto. - Così ebbe fine cotesta bravata. I Fiorentini calcolarono meglio di mille libbre di polvere persa senza costrutto. Si partirono dal monte alla spicciolata; la milizia, rotti gli ordini, si partiva anch'essa in confuso; pochi uomini rimasero colla Signoria e col Malatesta.
Allora il gonfaloniere mostrò desiderio di ricondursi al palazzo. Malatesta ossequioso volle a ogni costo accompagnarvelo, e così ripresero il già percorso sentiero.
Ornai si avvicinano alla croce; Malatesta lasciandovi sopra uno sguardo obliquo, ne vede sgombra la base, cosicchè gli parve respirare più libero ma gli riesce la speranza invano: ecco di repente sorgere dalla pietra la figura di Pieruccio col capo avvolto di bende sanguinose e minacciarlo col pugno e rampognarlo feroce:
Sarai tormentato sentanta volte sette!
Il Baglione, preso da cieca ira, si stracciò a morsi le maniche delle vesti... di nuovo stette per movergli addosso... di nuovo Cencio si apparecchiava a ferirlo per modo da non tornarci la terza volta. I cittadini svelsero a forza dalla base il Pieruccio e lo celarono in mezzo di loro. Egli era andato buon tratto di via con gli uomini ai quali lo aveva commesso Vico Machiavelli; giunto alla piazzetta dei Castellani sfuggiva loro di mano e tornava al posto periglioso per maledire di nuovo il Malatesta.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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