Il mio dolore mi è sacro e non lo esporrò alla curiosità o agli scherni vostri.
E qui, vedendo quanto coteste parole pungessero amare il giovane Ludovico, soggiunse:
Io non lo dico per voi, Ludovico, - no; pur troppo io so che voi, come siete cortese, vorreste consolarmi anche a prezzo della vostra vita, e se io mai mi piegassi ad aprire l'animo mio ad alcuno, o voi sareste quel desso, o nessuno altro sarebbe: ma, credetelo, i miei affanni non possono confortarsi, - o se pure si possono, sta il sollievo delle mani di Dio - e della morte. Ond'io supplico il cielo a preservarvi da un dolore che - come il mio - la pietà finta dei molti detesta, e la vera dei pochi rifiuta, imperciocchè gli riesca inutile affatto.
E me ne ha preservato, o Maria? E che è dunque questo affetto il quale dentro di me ribolle quasi lava di vulcano? Perchè là dove gli uomini tutti sperano dolcezza, per me fu posto il delitto? Perchè l'amore, agli altri luce di vita, per me solo fuoco divoratore? Giova altrui manifestarlo: il mio deve ardermi celato nel cuore come lampada dentro il sepolcro; - se io mai ardissi domandare aita al tormento che mi opprime, voi stessa, Maria, sì pietosa e sì buona, voi stessa mi dareste per sollievo una rampogna, - o forse, chi sa? una maledizione.
Tacete
, interrompe la donna gli ponendo una mano sui labbri; "paionvi discorsi questi da tenersi ai piedi degli altari; davanti la immagine della Madonna Santissima?"
E perchè no? e di cui dunque la colpa, se non di Dio? O egli non doveva creare la passione, o non creare il delitto.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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