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Ascoltatemi, Ludovico. - Molte donzelle sospirano per voi di segreto desio; - uno dei vostri sguardi esse ricercano con maggior ansietà della gemma d'Oriente. - Levate gli occhi verso la faccia di quelle, - ed amate di amore felice; - anch'esse questo sole italiano coloriva; anch'esse il fiato più dolce che spira dal nostro Apennino educava...
E chi vi ha detto che io non le guardi? - Le guardo, sì, per vedere se incontro in esse il tuo sorriso, i tuoi occhi, la fronte, i capelli, cosa in somma che valga a richiamarti al mio pensiero, - e quale più mi dicono femmina vaga e di forme divine, mi sembra povero raggio della tua bellezza riflesso sopra di lei; - io ti contemplo in tutto il creato, o Maria.
Ed alla patria pensate voi mai?
Io per la patria darò la vita, e basta; - ma invero poi dov'è per me questa patria? Dovunque porti le ossa degli avi e i parenti e la sposa e i figli, quivi hai la patria. Ora io non ho nessuno che tremi o ch'esulti per me; - i miei parenti dormono dentro gli avelli di famiglia; - mano mercenaria mi asciuga il sudore della fronte quando torno dalla battaglia; un servo fascia le mie ferite; - se acquisto un prigione, non posso ordinargli: Va alla mia dama e dille che il suo cavaliere t'invia e che dipendi dal buon piacere di lei. - Io non ho un cuore che corrisponda col mio. - Ah! le mie mani non versarono il sangue di Abele, e non pertanto erro ramingo sopra la terra come Caino, e forse più infelice di lui, perocchè a lui fosse compagna una donna, la quale non abborrì deporre un bacio sopra la fronte dove Dio aveva scagliato il fulmine, - e gli facesse sentire che nel mondo vive cosa potente a mitigare anche l'ira di Dio, l'amore della donna.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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