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      - Mi percosse uno strido... Santa Vergine! avrei giurato fosse quello del mio diletto Bandino... poi nè intesi... nè vidi più nulla; - risensando all'aria aperta, una schiera di uomini e di donne, secondo il costume del paese, mi facevano il serraglio, impedendomi l'andare, se io prima non dava loro i soliti doni. La mia anima impaurita immaginò fossero spettri che mi si aggirassero attorno e mi chiedessero la vita; ond'io tolta fuori di me gridai più volte: - Prendetela, oh! prendetela... è mia amica la morte. - Il mio marito mi amò di breve affetto: forse quando mi ricercò sposa con tanto ardore non lo mosse alta passione, piuttosto impeto di giovanile desiderio: - forse anche gl'increbbe la moglie sempre lacrimosa e che non lo amava e non può amarlo. - O padre mio, io ho durato e tuttavia duro una molto tremenda battaglia qui dentro; - sento che dovrei dimenticarmi il caro defunto, ma non oso domandare al cielo la grazia che mi ucciderebbe di certo, - quella di obliarlo. Troppo prepotente impera la sua immagine nel cuor mio, - egli solo accelera o sospende il sussulto dei polsi... egli posa meco nel talamo nuziale, e la sua testa si pone terribile tra il mio marito e me; se mi prostro davanti al Crocifisso e lo prego di pace all'anima stanca, ecco che il Cristo si veste delle sembianze di lui... del mio Giovanni e parla... e dice: - Vedi quanto soffro per te! - Padre... vedete... tanto mi s'insinua nel sangue la contemplazione dell'infelice amante... che... ora... in questo punto mi sembra.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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