.."
Ma! dimmi, Giovanni, dove mi meni? E donde vieni?
Che importa a te sapere donde vengo o dove io vado? non sono io tutto per te? - Questo però sappi che, se vivo mi sospettassero in queste mura, la mia testa penderebbe domani dalle finestre del palazzo dei Signori.
Oh! non dirlo.
E con ambo le mani la donna avvinghiava il collo del cavaliere, quasi per salvarlo dal taglio della scure.
Vieni dunque...
Verrò...
Esiti forse?
Verrò...
E non ti muovi! Ti penti già avermi detto che mi ami?
grida battendo del piede la terra il Bandino.
Oh! non isdegnarti, Giovanni... eccomi... però...
Maria la fronte si tocca e il seno: "Mi sembra essermi dimenticata qualche cosa, di cui non posso risovvenirmi adesso, e che pure mi stava fitta qui nel capo e nel cuore, - qualche cosa che mi era ben cara e che tu mi hai fatto porre in oblio..."
Maria!
si udiva chiamare dalle stanze interne una voce fioca per età, "la tua figliuola si è desta, vieni a racchetarla che piange."
Ahi! me n'era dimenticata... La figlia...
Figlia... di chi?
La mia figliuola.
Del Benintendi è figlia!
con urlo spaventevole replica il Bandino, - e fa con la destra cenno, come se, afferrata la creatura pei piedi, intendesse spezzarle il capo alla parete.
La madre per istinto comprese quel truce cenno e si scagliò traverso la porta, dove accesa nel volto i muscoli della gola gonfi, guardando torta:
Addietro!
gridò! "addietro! o ti straccio co' denti... addietro, o ti sbrano"; poi all'improvviso vacillando si prostra, tende le braccia al cavaliere e gli si raccomanda: "Giovanni mio, io l'ho generata; - nove mesi la tenni nel mio seno; con molte angosce l'ho partorita.
| |
L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
|
|
Giovanni Bandino Giovanni Benintendi Bandino
|