E poi chi ti salva della Quarantia e dal carnefice?
Questo!
E le mostrò il pugnale.
Oh Vergine! - E la mia fama, Giovanni!
Intanto si ascolta lo strepito dei passi dei cavalieri e il rumore confuso delle voci gioiose. Il compagno del Bandino entra pur egli nella cappella e trema come uomo che si accosti alla sua ultima ora.
Messeri, io vi accerto che voi non riuscirete: mi duole dirvelo, ma gitterete tempo e parole...
- così si udiva favellare Nicolò Benintendi, marito di Maria, dalla prossima sala.
Con pace vostra, messere Nicolò, non vi abbiamo fede; - noi la sappiamo sopra ogni altra gentildonna della città nostra cortese, - nè vorrà negare alla sua amica la grazia di tenerle il pargolo al sacro fonte...
E molte voci rispondevano: "No, certo; troppo grande villania sarebbe questa."
Il Bandino, levati gli occhi al cielo in atto di minaccia, sospira profondo e favella:
Ah! questa è la prima volta che deliberai nel mio pensiero la morte di un uomo e non lo uccisi; - cosa differita non va perduta.
Così parlando insieme col compagno si ritrasse oltre i balaustri, ed abbassate le tende si nascose.
Entrano clamorosi nella cappella Nicolò Benintendi e i suoi compagni; loro apparisce davanti la povera Maria distesa sopra la terra, suffuso il volto del pallore della morte, per le tempie e pel corpo intrisa di sangue che le spicciava da un'ampia ferita fattasi cadendo nella testa: onde vinti da pietà e da terrore proruppero in altissimo grido.
Nicolò piegando le ginocchia a terra le toccò le tempie e i polsi, e li trovando freddi, senza palpito, rivolto ai cavalieri, non troppo sgomento, parlò:
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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