Allora torse lo sguardo al cielo, come se avesse voluto in cotesto sguardo comprendere tutte le bestemmie che la umana razza proferse da Adamo in poi contro il suo Creatore.
Baracone della Nava indovinò la vicenda dei dadi e vinse gli ultimi scudi del principe. Tolto fuori di sè, come per forza del soverchio vino, Filiberto, con voce che parve piuttosto muggito che suono umano, gridò:
Franz!
E il valetto, per lunga dimestichezza educato a conoscere che cosa quella voce significasse, non era anche morta su i labbri che silenzioso in atto di ossequio accorse al fianco del principe.
Franz! va nella mia stanza da letto e recami lo stipo di acciaio che vedrai sulla tavola.
Un uomo calvo e barbuto, vestito alla foggia dei Fiorentini, fu visto a siffatto comando trasalire, farsi bianco nel volto, - e questo uomo si chiamava Baccio Valori, commessario pel papa nel campo. - Accostandosi su i piè leggiero all'orecchio del principe, gli susurrò le seguenti parole:
Quale intendimento sarebb'egli il vostro, principe?
Giocarmeli, commessario.
Lo pensereste voi? - Io vi consegnai ieri sera quei quattromila ducati, a stento raccolti per le paghe arretrate dell'esercito...
Ebbene, non vado io pure creditore di arretrati! Primo mihi; voi, che siete dottore, ditemi: non significano elleno queste parole latine prima tocca a me? bisogna dunque che paghi me, - e poi verranno gli altri.
Oh! se fosse qui il sommo pontefice?
Lo avrei caro, specialmente se si presentasse vestito dei suoi abiti ponteficali, imperciocchè allora potrei giocarmi anche le sue gioie, e quasi senza rimorso, dacchè il diamante comperato da quel fero vecchio di Giulio II, che il Cellino accomodò al bottone del piviale di Clemente fu già del mio cugino Carlo il Temerario, duca di Borgogna; - un ribaldo di Svizzero glielo tolse nella giornata di Grandson, dove rimase morto della morte dei valorosi.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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