Cencio, che ai giorni nostri potrebbe chiamarsi il suo Mefistofele, uso, per la pratica grande che ne avea, a conoscere dai moti più lievi l'intimo pensiero di lui, con motteggio beffardo e voce lenta gli disse:
Perchè desolarvi? ai casi nostri omai non abbisognano più le facoltà del soldato...
Ah! finchè fui della persona gagliardo
, rispose Malatesta, "non seppi volgere l'anima a tristizia."
E diceva bene: così poi questo apparisce vero, che, quante volte alle donne piglia il talento di farsi scellerate, assai più le proviamo malvage degli uomini facinorosi; colpa la debolezza. Nerone era vile.
Giunto nella stanza dei Signori, Malatesta quasi garrendo incominciò:
Vicende gravi succedono in Fiorenza, ed io ne aspetto invano ragguaglio! - Si dà fuoco a tutte le artiglierie, e da me non parte ordine alcuno! - Si provoca il nemico, s'ingaggia battaglia, e non si avverte Malatesta Baglioni! - Magnifici Signori, sono il vostro capitano generale, o che sono io? Molti obblighi mi stringono a voi: qualcheduno però anche voi a me; altrimenti parrebbe molto più onorevole cosa alla reputazione mia e molto più conveniente alla fama di saviezza che di voi suona nel mondo mi ritiraste la dignità la quale poc'anzi con tanta benevoglienza voleste conferirmi; certo voi voleste, o messeri, esaltarmi, non vituperarmi per le terre d'Italia...
Messere Malatesta
, riprese il Castiglione," e' par che voi ignoriate come gli assaliti fummo noi; e voi intendete che se prima di ributtare l'assalto avessimo dovuto impetrare la licenza vostra o d'altrui, a quest'ora i nemici terrebbero questo nostro palazzo.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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