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      - Ma quando avrò toccato il porto del sepolcro... Dio mi getterà su le spalle un manto di stelle... mi scalderà il cuore ghiacciato col suo alito... mi ridarà il senno, ed io potrò argomentare co' sapienti del cielo; - ben venga dunque la morte! - il tradimento partorisce il suo frutto; il nemico vi aspetta.
      E Pieruccio diceva il vero. Firenze conteneva in sè una perfida stirpe di parricidi i quali avvisavano nel giorno i nemici con fumate, la notte con fiamme; ed era il fuoco veduto un segnale per cui gli Orangiani apparecchiati alle estreme difese stavano di piè fermo ad aspettare l'assalto.
      I nostri, insufficienti per numero, considerando tanto sforzo di guerra per la parte avversaria, malgrado l'ardore dei più giovani, pensavano a ritirarsi: Stefano Colonna prudentissimo capitano avrebbe immediatamente ordinato dar volta, se dalla singolarità del caso non fosse stato costretto a camminare in ogni modo all'assalto; qualunque fosse l'esito, del rimanersi era maggior danno il ritirarsi; in breve si farà manifesto il consiglio di lui. Cominciarono gli spari dalla lontana; se non che ai nostri rincrescendo quel modo di guerra, messa mano alla daga si stringono in più sanguinosa mischia: grande l'impeto dei nostri, la costanza dei nemici pari; avvantaggiati questi dal terreno e inanimati dai capitani, facevano buona prova; quelli poi, urlate o rotte le prime schiere, ne rinvenivano dietro altre migliori; era un muro di ferro. Intanto sorgeva terribile dintorno il palpitare, il gemere, l'imprecare e lo scontro delle armi micidiali: la morte mieteva come sopra un campo di biada.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





Pieruccio Orangiani Stefano Colonna