Così senz'altro accidente fu concesso al Ferruccio di giungere ad Empoli. Di lui e de' suoi casi altrove: - adesso è mestieri tornarcene a Firenze.
Stefano Colonna teneva fermo, quantunque la sua condizione diventasse ad ogni momento più trista: scopo della scaramuccia era stato favorire la sortita del commessario; doveva volgere l'attenzione del nemico altrove, mentr'egli badava ad allontanarsi; lo avevano avvisato che, quando si fosse messo in salvo il Ferruccio, gliene avrebbero porto il segno mediante un fuoco artificiale lanciato nell'aria: non vedendo il cenno, dubitò che il Ferruccio impedito non avesse per anche abbandonato Firenze, e disposto ormai di fargli spalla, andava d'ora in ora indugiando nella speranza che il segnale apparisse.
Finchè l'ombra durò, il principe Orange stette su le difese; anch'egli sapeva cotesta essere vana mostra e confidò vincere con l'inganno l'ingannatore; aspettava ansiosamente novella della uccisione o prigionia delle milizie spedite al soccorso di Empoli.
Questa notte, comechè piena di audaci fatti di guerra, andò famosa per l'ardimento maraviglioso di un fante di Giovanni da Torino, chiamato l'Armato dal Borgo: costui prevalendosi del buio fitto, si mescolò tra gl'imperiali e, accortamente inoltrandosi, venne alle trincee de' nemici a piè la casa della Luna, dove stava inalberato il gonfalone imperiale; quivi giunto, gittò una corda con in cima un uncino di cui si era munito; dopo tre o quattro prove gli riuscì agganciarlo; allora lo trasse giù di forza, e quello cedendo rovinò dalle mura: i soldati del colonnello del Cagnaccio, udito il rumore, irrompendo fuori lo seguitarono colle archibusate; - ma egli animoso e leggiero, con la consueta accortezza, senza lasciare la bandiera, incolume si riparò tra' suoi.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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