Spunta il giorno, - ma fosco; la notte a ritroso abbandonava la terra; - la faccia del cielo va ingombra di nuvole: perchè così non ti mantieni, o cielo d'Italia, finchè dura questa lunga passione? Perchè splendi, o sole, e perchè splendete voi o stelle? Una volta, o sole, i tuoi raggi incontrando sul Campidoglio i domatori dei popoli, appariva più bello, riflesso tra le armi trionfali; - ora dove regnava la forza si trascina la caducità pel vestibolo della morte lasciata agonizzare in pace dalla compassione dei vincitori: e voi, stelle, che vi compiaceste vagheggiare il vostro raggio nelle lagune di Venezia, la Roma del mare, adesso che i palazzi di marmo hanno, cadendo, contaminato le lagune, le acque si stagnano, le ninfe abbandonarono coteste rive, o dormono anch'esse in quel sepolcro marino; - perchè dunque splendete? Quando l'uomo chiude i lumi al sonno, spegne la lampada; - i vermi non abbisognano di luce per consumare la loro opera di distruzione. Qual labbro vi canta? Qual cuore vi benedice? Se qualcheduno fa delle vostre lodi sonare il deserto, egli viene da terra lontana, la sua voce par quella dell'alcione - l'uccello delle remote contrade: - il cuore dello straniero palpita di magnanimo sdegno, l'aquila impennò colle sue ale l'alta immaginazione di lui, - pure voi, stelle del cielo d'Italia, non intendete cotesto inno nè vi talenta: - voi siete use ad armonizzare il casto vostro raggio con più melodiosa favella, con la favella che vince in dolcezza il mormorio delle acque, quando la luna le gonfia, e l'aure sono chete, e voi guizzate col guardo sul dorso delle onde lieve lieve commosse.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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