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      Spesso incontrammo insigniti della stella dei prodi sul campo di battaglia tali a cui appena avremmo concesso in casa o in piazza lo intelletto del cane e, quello che arreca maggiore maraviglia, il coraggio del coniglio.
      Se il Frescobaldi avesse in quel punto continuato a ritirarsi, si sarebbe chiarito valente solo a parole: la sua natura non gliel consentiva; in luogo circondato da mortali pericoli stette a dare o a ricevere la morte.
      Una palla vola tra la testa del cavallo e il capo del Sassatello, un'altra gli porta via il cimiero, un'altra interrandosi presso a lui lo cuopre di fango: - ma i suoi giorni sono contati; egli procede sicuro come sotto le vôlte di Santa Maria del Fiore.
      Lionardo afferra con ambe le mani la picca, che in quei tempi le fanterie usavano lunghissima, ed aspetta a piè fermo il momento di spingerla nel collo del cavallo; dove ciò gli venga fatto, il destriere stramazzerà in un viluppo col suo signore, e mentre questi grave di armatura tenterà sollevarsi, egli, stretta la spada, lo spaccerà da questo mondo. - E se il destriero non era più sagace del suo signore, senza fallo gli riusciva; ma l'animale saltando destramente da parte, schiva la punta la quale sfiorò in passando la gamba al Sassatello. Lionardo subito si volge impetuoso per timore di essere preso alle spalle; la troppa previdenza e la troppa prestezza gli nocquero; forte tenendo pur sempre nelle mani la lunga picca, imbatte nelle groppe del cavallo, che un'altra volta girandosi offerisce campo al Sassatello di ghermire il suo nemico pel collo, e così fece, e trattolo a sè, lo levò da terra.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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