Mostrandosi da' bastioni fino a mezzo petto, Giovanni da Sassatello domandò:
Chi è che mi vuole?
Capitano Giovanni, ho qui meco i mille fiorini, - rendetemi il prigioniero.
Qui apparvero due altre figure dietro al Sassatello; una di quelle era Eustacchio unico suo figlio, l'altra il Frescobaldi; questi pareva stanco o ferito, perchè stava abbandonato fra le braccia del figlio del capitano Giovanni, il quale con infinito amore lo soreggeva.
Di gran cuore, messere Antinori; se non che l'illustrissimo principe ha fatto chiudere di buona ora le porte del bastione e volle la chiave presso di sè, onde non trovo modo per uscire fuora...
Poco importa: fate scendere il prigione giù per una scala e poi vi manderò su per una corda il danaro.
Prima il danaro.
Prima il prigione.
Dio vi mandi la buona notte. - Andiamcene, Eustacchio...
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Capitano, ascoltate... non partite... componiamo; mezzi prima mezzi dopo restituito il prigione.
Questi mi paiono compromessi da trecconi: - di più nobil sangue e di più gentile intelletto io vi stimava, messere Antinori.
Or via, calate la corda, e vi manderò il danaro...
La corda a un punto io calerò e la scala.
Così fu fatto: - ebbe il Sassatello i fiorini; Eustachio sollevando Lionardo, lo pone su la scala, ve lo adatta, lo lascia. - Ah! tracolla giù di un colpo ai piedi del bastione.
Per la santissima Annunziata
, urla il fante dell'Antinori, "messer Lionardo è morto!"
Morto! come morto?
ripete forsennato l'Antinori.
Vi aveva forse promesso rendervelo vivo?
forte ridendo diceva il Sassatello; "il patto era renderlo, ed ecco, io l'ho reso; adesso vi darò anche la giunta.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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