Uomini di perdutissima vita, privi di ogni bene di fortuna, così che la corda che gli appiccasse rappresenterebbe loro l'unica proprietà da essi mai posseduta nel mondo. Se avessi vite quante maggio ha foglie, io non ne porrei una all'avventura con loro. E quell'orgoglioso Soderini! Davvero l'epitafio scritto da messer Macchiavello per Piero Soderini ancora vivente si addice a tutti i membri della sua stolta famiglia. Al limbo i bambini, e non con noi per impresa di tanto momento. Voi almeno siete un uomo, voi, e nelle vostre braccia mi affido come in porto di sicurezza: - vedete in qual modo mi ha concio l'infermità non pertanto io fui un giorno, come voi, di persona prestante, e così come sono piaccionmi gli arditi."
Costoro molto avevano promesso, e il papa vi contava non poco.
Antico errore nei fuorusciti, sperare troppo nei vanti di chi meglio ne lusinga la passione.
Però ormai erano partecipi della congiura e se non potevano giovare, disprezzati potranno ben nuocere.
Guai a loro! Essi portano addosso la sentenza di morte. Domani, quando abbuia, nei tamburi di Santa Maria del Fiore io farò gittare dai miei fidati copia di spiagioni segrete a carico loro; prima che la vipera morda, le torrò i denti.
Chi vi assicura non vi prevengano nell'accusa?
La viltà loro. E poi essi hanno prova della mia fede, io invece posseggo la prova del tradimento loro. Or dunque accostatevi, concludiamo.
Sì, via, concludiamo, che al papa paiono mille anni di ritornare in palazzo.
Adagio ai me' passi; pure io m'ingegnerò a soddisfare le sue voglie.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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