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Mentre così con veemenza arringava, un uomo inviluppato nel mantello, coperto di un feltro che gl'Italiani avevano cominciato ad usare in viaggio(197) o quando pioveva, mostrando insomma dall'apparenza di essere scavalcato pur dianzi, a furia di urti e colpi di gomito, nulla badando alle male parole che gli dicevano attorno, era giunto a porsi nella prima fila di faccia al Malatesta, e quivi stava ad ascoltarlo con atti d'ira, d'impazienza e di rabbia non altramente da quello che si facciano i cavalli quando si segnano col fuoco.
Le parole del Malatesta non partorivano troppo buon frutto per lui; il popolo conosceva l'erba pel suo seme e mormorava a guisa di vento per le forre dei monti. Allora il Baglione, cacciando fuori maggior voce, aggiungeva:
Buoni popolani di Fiorenza, fratelli miei, credete a me che vi sono amico davvero; accettate il mio consiglio e ponetelo in opera! - vedrete poi chi v'inganna: conoscerete all'occasione chi intende rimettere la vita nella difesa della patria vostra... Se non avesse disertato dalla città Michelangiolo Buonarroti, per certo si unirebbe al mio avviso; - ma ora chi sa dove mai si avvolge quel traditore...?
Io traditore!
urlò lo sconosciuto, gittando il cappello e rivelandosi appunto qual era nella sua rabbia sublime Michelangelo Buonarroti, "io traditore! Per dimostrarti, popol mio, che non sono traditore, ecco io ti do un consiglio contrario a quello di Malatesta Baglione, ed oltre il consiglio, io te ne do il comandamento, imperciocchè io tengo tuttavia l'ufficio di procuratore generale sopra i ripari di questa patria comune.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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