- Messere Andrea mi toccò su la spalla e mi favellò le seguenti parole. La ragione degli Stati procede diversa assai da quella degli individui; - i posteri biasimeranno in me doge della Repubblica viniziana ciò che tu loderesti in me Andrea Gritti. - Ed io, che a stento mi poteva frenare, gli risposi: Messere Andrea, io di queste sottigliezze non intendo, ma più di piacere ai posteri m'importerebbe piacere a Dio; e inoltre se un tal fatto reca vergogna a un uomo, non so vedere come e perchè non tornerebbe pure in onta ad un popolo, il quale si compone di una moltitudine di uomini. No: nè voi nè altri sapranno convincermi mai, che o popoli o privati non debbano pagare la colpa di riconoscenza, di lealtà, di grandezza tradite; e male argomenta colui che la durata della patria circoscrive al brevissimo spazio della sua vita. - E me ne andai fremendo. Vinezia! Vinezia! le genti ti contemplano colorita dal sole, rigogliosa di vita, ma il verme inosservato ti penetrò nelle viscere. Quando decrepita e moribonda chiamerai le tue sorelle d'Italia a consolarti nella sventura, vedrai intorno di te i principi, ai quali ti affidasti, irridere alla tua agonia ed imprecarti la morte, come eredi impazienti di raccogliere il tuo retaggio. E nondimeno, nè Alfonso di Ferrara, nè Andrea di Vinezia furono quelli che più mi fecero vergognare di appartenere alla stirpe umana; l'ira e il ribrezzo di essere nato uomo mi venne dai nostri concittadini, Carduccio, dai mercanti di Fiorenza dimoranti a Vinezia.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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