Io rimasi esitante se dovessi rispondergli a parole o nel modo con che mi favellò, nella mia fanciullazza, il Torrigiano(206) quando di un pugno mi sfasciò il naso; pur mi rattenni e parlai: Stampatore Giunta, quando il papa e l'imperatore ti avranno strozzato la patria, pensi tu che non potranno farti smettere la stampa delle opere avverse all'impero ed a Roma, e con la quale tu ti sei arrichito? - Ed egli a me: Allora stamperò quelle che argomenteranno a loro vantaggio. - Ma, ripresi io, - ciò non basterà loro; si sforzeranno affinchè gli uomini non imparino a leggere. - Lo svergognato concluse: Di qui a quel tempo gran tratto ci corre: prima che i fanciulli diventino uomini io sarò morto; e morto io, morto il mondo; buona notte a chi resta.
- Gli voltai le spalle, chè uomini cosifatti paionmi, e certamente sono scorpioni sbagliati: tornato a casa mi spogliai di tutte le veste e le gettai sul fuoco, abborrendo di più oltre portarle, siccome appestate da quei fiati velenosi. Apersi il mio Dante(207), e sopra i margini del trentesimoquarto nell'Inferno vi segnai la brutta sembianza di quei mercadanti come traditori tormentati nella Giudecca: il Giunta posi in una delle bocche di Lucifero, perocchè io non consenta punto col poeta quando mette Giuda, Cassio e Bruto a maciullare tra i denti di lui; Giuda lasciai, in luògo di Cassio vi posi il Giunta, la terza bocca rimane tuttavia vuota, e aspetto a riempirla col Malatesta. Ho sentito parecchie volte ricordare in famiglia, come uno dei nostri vecchi esercitasse il commercio di panni franceschi; or ora, come torno in casa, cercherò la sua immagine, e la velerò di un panno nero, come ho veduto in Vinezia che praticarono col ritratto del doge Marino Faliero.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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