Il rumore dell'assalto non giunse per anche in quella parte remota del campo che egli abita. Sarebbe per avventura previdenza d'infaticabile capitano? Mai no, ch'ei se ne sta neghittosamente seduto, con le guance appoggiate sopra entrambi i pugni chiusi e gli occhi fissi, - senza sguardo però, - su certe carte deposte dinanzi a lui sopra la tavola. Forse considera le mappe di Firenze e indaga il luogo più destro agli assalti, o immagina qualche nuovo accorgimento di guerra per rintuzzare l'audacia, che si hanno tolta gli assediati nelle frequenti loro sortite? No; - causa della veglia del capitano di Cesare è questa lettera che mediante un suo fidato gli fece consegnare la madre:
Sire principe, nostro dilettissimo figliuolo. - Quella che noi viviamo lontano da voi non può dirsi vita, e morte nemmeno, avvegnachè, quantunque di questa ultima io patisca incessanti dolori, non però mi apporta l'oblio e la quiete. Tra i terrori dell'inferno e i terrori di madre vinsero gli ultimi; noi osammo scoperchiare le sepolture, profferire con la nostra bocca gli scongiuri vietati e interrogare l'avvenire. - Nè perciò disperiamo della salute dell'anima nostra per ottenere il perdono ci sarà mediatrice presso a Dio la Vergine santissima: ella come madre conosce a quali estremi sia condotta la donna per amore del suo sangue - Filiberto, le mascelle dei defunti si sono riunite, e sapete voi qual vaticinio usciva dalla loro bocca senza labbra? - Voi perirete nella guerra di Fiorenza. - Deh! figliuol mio, lasciate cotesta impresa; voi siete l'istrumento col quale un parricida intende straziare le viscere della propria madre: voi non guadagnerete gloria terrena e porrete in pericolo la salute dell'anima.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Firenze Cesare Dio Vergine Fiorenza
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