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      Dentro un poeta italiano, e parmi fiorentino, ben mi ricordo aver letto un giorno come certo cristiano si acquistasse l'inferno a cagione dei consigli di un papa(213). - Rimovetevi dunque da cotesta impresa; pensate tramontare con voi il sole di casa Chalons, nessun figlio potere sostenere la gloria della nobile nostra famiglia, e sopra tutto pensate che la vostra eredità caderebbe addosso a me povera inferma, già grave di anni, come un peso sotto del quale rimarrei infranta(214).
      Filiberto sentiva suo malgrado tale sgomento che gli pareva una voce del Destino: - i polsi di mano in mano gli battevano più languidi, - stava come sotto la potenza del fascino; - tant'è, - aveva paura: - se la sua lingua avesse proferita cotesta parola, ei se la sarebbe tagliata co' denti; - se in cotesto punto occhi umani avessero potuto leggergli nel cuore... od egli avrebbe spento quegli occhi, o trafitto il suo cuore. - Oh! non morrò, - le foglie non cadono già in primavera, ed io son bello, forte e potente; - ora non posso morire: - bisogna che la Morte aspetti; - aspetterà... almeno finchè non mi nasca un figlio legittimo, altrimenti la gloria mia sparirebbe dal mondo a guisa di quelle statue di plastica apprestate per celebrare qualche festa, - decoro di un giorno, - poscia neglette nella bottega dell'artefice; - la mia insegna, che resi con tanto sangue famosa, si sperderebbe inquartata entro chi sa quale altra arme. I morti mentiscono, - io mi sento pieno di vita. Ma!... Filippo il Bello.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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