Michelangiolo e Lupo, anime pari con diverso intelletto, sopra il campanile di San Miniato argomentavano tra loro come potessero recare molestia ai nemici. Lupo intendeva scaricare le artiglierie, nascesse che cosa sapeva nascerne; se non che Michelangiolo lo impediva dicendo:
Non le toccare, Lupo, veh! le palle potrebbero uccidere nella confusione qualcheduno de' nostri,
Lasciate fare: - se la palla uccide un nemico ed uno dei soldati perugini agli stipendi nostri, la città ci guadagna il doppio; - i soldati forestieri uscirono i primi...
Che monta ciò? Io giurerei che i nostri giovani della milizia, comechè ultimi a uscire, sono stati i primi ad assaltare.
Sentite, Michelangiolo: io tirerei; - guardate colà presso al comignolo, - vedete quei lumi fermi? - cotesto è segno certo che colà non combattono; ora levando una zeppa alziamo i cannoni, e le palle non offenderanno il mucchio che mena le mani più al basso dentro quel buio...
Dio ti abbia in aiuto! - fa parlare da' tuoi cannoni una parola di ferro a quella mandra di scomunicati.
Il campanile di San Miniato sfolgorava a gloria; ora s'incorona di un cerchio di fuoco, ora scomparisce per le ombre; lo avresti creduto un gigante che venisse a prender parte nella contesa in favore di Firenze(216); ad ogni scarica lanciava la morte dentro quelle spesse colonne di uomini, i quali, trattenuti dal contegno dei capi, dalla disciplina severa ed anche dall'amore della reputazione acquistata nelle guerre trascorse, stavano a riparare con le membra loro cotesta bufera di ferro e di fuoco non senza mormorare però ed accennare che per poco non si sbarattavano dandosi alla fuga.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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