disse minacciando il campanile di San Miniato, "me la pagherai."
E poi ordinò si ritraessero e dietro il colle lontano dal tiro delle artiglierie riparassero.
Io non istarò ad affaticarmi più oltre la mente nel raccontare i molti casi avvenuti in codesta notte memorabile; sì perchè mi converrà mettere parole di altri scontri ferocissimi di guerra, sì perchè le tenebre ne celarono la maggior parte. Le storie dei tempi rammentano che, mentre i morti nemici sommarono a parecchie centinaia e i feriti a numero quasi infinito, dei nostri non ne rimase spento veruno od anche ferito: il quale ricordo non corre senza un cotal poco di esagerazione, imperciocchè Benedetto Varchi, che in quella notte colla banda della sua milizia guardava il monte, assicuri di avere veduto trasportare certo soldato con una archibusata in una coscia. Si disse che i Fiorentini avrebbero potuto rompere il campo e sciogliere l'assedio, se eglino avessero fatto prova non già di maggiore audacia, che la mostrarono smisurata, ma se il capitano generale, ormai venduta l'anima al papa, non si fosse ingegnato di mandare a vuoto la bellissima impresa.
Stefano Colonna, poichè dopo la feroce resistenza, vide così di leggieri lasciargli il terreno il nemico, conobbe com'egli volesse rendersi forte su le cime dei colli ed invitarlo in parte dove, per essere ripido il suolo, avrebbe potuto vendicare la ingiuria patita; - ebbro di quel primo successo avventuroso, non rifiutava spingere l'affronto ai termini estremi, ma per ciò fare abbisognava di maggior copia di milizie; aveva già mandato nunzii alla città, e il popolo, appena conobbe le novelle liete, menava gazzarra, correva per le strade cantando o si affollava alle chiese per render grazie a Cristo e alla Madonna.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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