Malatesta però era deliberato di non ispedire i rinforzi, e per questa volta ai disegni di tradimento si aggiunse la invidia contro al signore Stefano. Raccolti a sè d'intorno i principali dell'esercito, espose loro il pericolo d'indebolire il presidio, già scemato per le bande di recente sparse pel dominio e per le milizie uscite col Colonna; poteva mandare, e certo mandò, il principe d'Orange avvisi al conte di Lodrone, che stanziava co' suoi lanzi in San Donato in Polverosa; e dove questi si fossero mossi all'assalto, correva rischio la città di essere presa: insomma tante ragioni dedusse, al vero così destramente mescolò il falso, tali aggiunse preteste di amore sviscerato alla libertà di Firenze che i colonelli, in parte persuasi, in parte svolti dall'autorità sua, convennero non fosse da avventurarsi la somma della guerra. Il Colonna, mentre aspettava impaziente i soccorsi domandati e con amaritudine immensa vedeva freddarsi la caldezza delle sue milizie, sente il corno che gl'intimava ritrarsi; - egli pensò sul principio essersi ingannato; poi quando più distinto lo percosse il suono, immaginò partirsi dai nemici; finalmente allorchè non gli rimase nessuna via da illudere sè stesso, fa per disperarsi, - stette un tempo esitante se, disprezzato il comando, dovesse gittarsi in balìa della fortuna: ma questo capitano di sua natura prudente ed avvezzo a dipendere, quantunque preposto a corpi di eserciti, dai comandi di un generale supremo, non osò; l'animo gli mancava all'uopo, - la indisciplina gli parve vergogna uguale alla viltà: - spirito senza genio, che ignorava gli eventi giustificare le imprese e i fatti che il mondo ammira magnanimi e veramente sono, il più delle volte essere stati condotti o contro o fuori della legge.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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