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      La impotente rabbia del principe contro il campanile ci confortava, quasi presagio del fine della impresa. A Dio piacque mutare la nostra gioia in pianto, ed ecco il modo in che accadde la bisogna. Erano il signor Mario Orsino e il signor Giorgio Santa Croce ieri dopo desinare nell'orto di San Miniato e quivi col Baglione trattenevasi in varii ragionamenti e si godevano la festa: appena il Baglione si era partito, i nemici di Giramonte avendo veduto mucchio di gente, aggiustano una colubrina e la sparano, la palla, come volle fortuna, percosse uno dei pilastri di mattoni presso il quale i cavalieri si trattenevano; i frantumi con tanto impeto schizzarono all'intorno che il signor Giorgio colpito nel capo rimase sul tiro il signor Mario ferito in due lati poco più visse, ed oltre molti altri malamente pesti ci cascarono spenti cinque soldati e tre giovani di Fiorenza, fra i quali Averano Petrini, che sfracellato si è morto stamattina. I corpi del Santa Croce e dell'Orsino sono stati esposti tutto il giorno in Santa Maria del Fiore, e noi andiamo a baciare loro anche una volta le mani prima che abbiano sepoltura; se tu vuoi esserci compagno a questo ufficio, farai a un punto opera pia e mostrerai riconoscenza a quei due valorosi, - dacchè morirono per la nostra patria; - essi lasciano inestimabile desiderio di sè.
      Entrarono nella cattedrale: - lugubre sempre, adesso appariva più trista per le rasce nere di cui andavano tappezzatele pareti; di tratto in tratto ricorrevano scritte a grossi caratteri sentenze di morte; intorno alle colonne stavano appesi trofei di guerra; - dappertutto squallore; - in mezzo al coro, diverso in parte da quello che oggigiorno vediamo, s'innalzava uno imbasamento sul quale conducevano due scale laterali; ai quattro canti, vestiti di sopravveste sanguigna, vegliavano quattro capitani dei colonnelli dei defunti, che ad ora ad ora si mutavano; sopra lo imbasamento era la bara coperta di sciamito rosso, e quivi armati delle più splendide loro armature giacevano i corpi del signor Mario e del sigior Giorgio; intorno alla bara alternarono in drappelloni le tre armi del comune di Firenze, giglio, croce e leone con le armi dei cavalieri.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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