I cadaveri avevano intrecciati tra loro le braccia, come si costuma in socievole compagnia nella vita, volendo quasi dimostrare, colui che in cotesto atto li compose, che nè anche in morte si erano potuti abbandonare. Gli amici e i compagni d'armi cingevano di triplice corona il feretro, tutti vestiti di cotte sanguigne, colore di lutto adoperato dai maggiorenti a quei tempi, mentre i fanti, scudieri e l'altra famiglia costumava panni bruni e neri. Quanti erano quivi assembrati tenevano acceso un torchietto di cera(228).
Frate Benedetto predicava i morti, e, siccome bene avvisava uno dei cittadini, appena giunsero in tempo per ascoltarne le ultime parole: la voce maestosa del Foiano empiva le vaste navate e lo costringeva a ripetere i suoi detti coi loro echi:
Forse
, egli sclamava, "li piangeremo morti perchè quelle mani invitte diventarono inerti? Forse perchè quei cuori cessarono di battere? Vivono le anime immortali e, vestite di armi che per colpi non si falsano, combatteranno per noi; - armati di spade di fuoco si porranno terribili cherubini a custodia di questo nostro paradiso terrestre; nè già crediate, fratelli, che la mia mente immagini vaneggiando cose vane; no(229): - le sante leggende assicurano non avrebbero mai i crocesignati conseguito il conquisto della Palestina, se per miracolo un esercito composto delle anime di tutti i cavalier cristiani morti nella Giudea, vestito di bianca armatura, con bianchi stendali, non fosse venuto ad aitare i vivi nelle battaglie.
| |
L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
|
|
Benedetto Foiano Palestina Giudea
|