.. Dio mi perdoni)... te sopra Dio riverisco. La tua vita è piccolo rio, e non pertanto le sue acque scorsero sempre conforto agli uomini tuoi fratelli...
Veramente io il dolore non avrei creato nè la morte, vedi, Annalena: quanto sta la colomba a batter l'ala, tanto duriamo noi nella vita, e nondimeno così può contristarcela l'affanno da farla parere eterna.
Oh! io conosco un asilo alla sventura, Vico, - il capo riposando sopra il tuo seno... ma la morte... io l'odio.
Sì; orribile è la sua immagine; - la sua presenza non vince l'aspettazione; - Le mani mi pongo sugli occhi per non vederla schifosa su la faccia del giovine e del vecchio; - però l'occhio del pensiero non si chiude, e quando mi figuro il verme là dove un giorno deposi il bacio dell'amore, e la putredine là dove libai un alito che mi rinfrescò l'anima... io non so accordare l'idea del sommo bene col creatore della morte.
E non pertanto io conosco uno stato peggiore assai della morte.
Oh! anch'io lo conosco, - e me lo insegnò la paura.
Quale?
La vita senza te.
Voglia la Vergine santissima salvarmi da questo misero stato!
Cristo mi tenga lontana tanta tribolazione!
Non la desidero a te, - ma vorrei non sopportarla io. - Gemi? - Perchè gemi, Annalena? Forse ti offesi?
Oh! no; - mi piace gemere: tutto è mutato in me; - rideva prima, ma dacchè ti conobbi, sospiro e sento quanta maggiore dolcezza comprendano i gemiti che i sorrisi: - non gli muove timore, - non desiderio o dolore, - pure io sento un fremito interno che mi sforza a piangere, - ad amare gli uomini, gli animali, le cose inanimate, perchè tu mi ami.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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