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      Giudei che contendono per la veste di Cristo prima di metterlo a morte; veggo i sembianti, - intendo le parole, - e non so come punirli: se mostro la mia faccia al popolo, m'inseguirà co' sassi: se mi presento alla Signoria, ella, come pietosa, mi farà chiudere nell'ospedale, ed io chiuso mi sento a morire, la poca luce del mio intelletto si spegne quando manco di aria e di libertà; - solo non valgo, ch'essi sono troppi e certamente troppo bene armati; - avrei potuto tamburarli, - ed invero, quando la notte si fece nera, studiati i passi, ogni lume schivando, io mi condussi spesse volte in Santa Fiore con la cedola dell'accusa, - ma giunto alla colonna, mi venne meno il cuore.... Io non so accusare di nascosto; - mi parrebbe di restare confuso con quei tristi che uniscono all'accusa la mezza moneta per guadagnare il quarto della multa. - Io mi pasco d'erba, e non mi sembra amara; ma il pane comperato con quel prezzo mi saprebbe di sangue. - Così vedo annegare la madre mia e non posso soccorrerla; se alcuno mi avvisassi di chiamare in aiuto, mi darebbe di una mano sul volto dicendo: - Pazzo, tu sogni. - Oh! venite e vedete se fu dolore uguale al dolor mio.... La patria annega, - già sparisce, - è sparita, sola una mano tende fuori delle acque, - il vortice la travolge, - e tutto è finito.
      Per amore di Dio, favellate, Pieruccio! Non mi celate nulla: - amo la patria anch'io, - e per salvarla darei la vita.
      Tu un giorno mi medicasti la testa; ora mi sani il cuore: - io voglio abbracciarti; - non mi sprezzare, - non percotere, veh! il povero Pieruccio, - bada a non mi avvilire, e la mia mente si farà serena e t'insegnerà il modo di svegliare la patria su l'orlo dell'abisso.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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